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alla prima, non privata la seconda di S. Tommaso. Fu preferita l' Università di Napoli per far cosa grata al re Carlo, benemerito dell'ordine domenicano. Partì, quindi, da Bologna S. Tommaso e si recò a Roma, dove si trattenne qualche tempo e dove diè principio alla terza parte della Somma. Partì, poi, da Roma per recarsi a Napoli; il Cardinale Ricardo, che aveva stretto con Lui amicizia, si procurò il piacere di riceverlo nella sua casa di campagna; là il Santo si ammalò, ma non di un grave male, mentre uno dei suoi compagni, il P. Reginaldo, fu preso da una febbre tanto violenta da far temere per la sua vita. Potè, finalmente, il Santo proseguire il suo viaggio per Napoli. La gioia dei napoletani al suo arrivo fu grandissima. Il popolo ed i Grandi insieme dettero pubbliche manifestazioni del loro contento. L'Università andò a rendere grazie al Re dell' onore procuratole e Carlo volle assegnare a S. Tommaso un sussidio di un' oncia d'oro al mese, per tutto il tempo in cui avrebbe insegnato nell'Università di Napoli. Ecco il documento che ne parla, già più volte pubblicato :

<< Item scriptum est eisdem (secretis principatis Terrae laboris etc.). Cum religiosus vir frater Thomas de Aquino, dilectus noster, apud Neapolim in Theologia legere debeat, Nos volentes sibi exibere subsidium in expensis, et propter hoc de una uncia auri ponderis generalis pro quolibet mense quamdiu ibidem legerit sibi providere velimus, fidelitati vestre sub pena dupli quantitatis ipsius precipiendo mandamus quatenus ad requisitionem prioris fratrum eiusdem ordinis in Neapoli, vel certi nuncii eius, de predicta uncia auri ad generale pondus, singulis mensibus, donec idem frater Thomas ibidem legerit, predicto priori vel eius certo nuncio pro eodem, per dohanerios Neapolis de proventibus dohane, quam anno presentis prime indictionis exercent, qui sunt et erunt per manus eorum, sine difficultate qualibet satisfieri faciatis. Recepturi presentes litteras et de hiis, que dederitis ydoneam apodixam non obstante mandato aliquo vobis facto per quod effectus presentium impediri valeat vel differri, sciturus (sic) quod si dilationem vel defectum ultra debitum commiseritis in executione presentium preter dictam penam dupli, quam a vobis extorqueri infallibiliter faciemus, indignationem nostram exinde incurretis. Datum Neapoli per eundem etc ». (Magistrum Simonem de Parisius etc.) mense octobris XV eiusdem. (1 indictionis 1272 (1).

(1) Archivio di Stato di Napoli, Reg. Ang. n. 21 (1274 B) f. 1.

Insegnò S. Tommaso nel convento di S. Domenico (Maggiore), perchè allora per sgravare i frati dall'inconveniente di andare e venire dal centro universitario (dove questo esisteva) si permetteva loro di impartire il loro insegnamento universitario in una sala del convento. La cattedra, quindi, tenuta da S. Tommaso in S. Domenico era la cattedra di teologia dell'Università, non dell'Ordine come tale.

Una diversa opinione ha recentemente sostenuto Gennaro Maria Monti nel suo studio: « Per la storia dell' Università di Napoli » (p. 61-82). Secondo questo egregio studioso, l'insegnamento di teologia tenuto in Napoli da S. Tommaso non può considerarsi come insegnamento ufficiale dell'Università di Napoli, ma deve ritenersi come una << sezione staccata dello Studio Napoletano ».

Egli basa questa affermazione sul fatto che nel documento di cui abbiamo parlato non si accenna ad una vera e propria nomina di S. Tommaso a professore dello Studio, e non è indicato uno stipendio, ma soltanto un subsidium in expensis pel suo insegnamento teologico. Secondo il Monti: « S. Tommaso venne a Napoli per insegnare nello Studio Generale Domenicano da lui fissato nel Convento di S. Domenico Maggiore, e non già nello Studio Generale-che potremo chiamare regio; egli fu scelto dall'Ordine e non dal Sovrano; la sua nomina se pur sollecitata da Carlo I, fu totalmente una cosa interna dell'ordine, senza menoma interferenza con la prerogativa sovrana di nominare tutti i professori dell'Università di Napoli; la sua nomina riguardante lo Studio Generale della Provincia Romana stessa non comportava nessuno stipendio da parte dell'Angioino, non essendo l'Angelico soggetto alla Giurisdizione Scolastica Regia (1).

La tesi sostenuta dal Monti è stata egregiamente combattuta dal dottissimo ed acuto padre Antonio Bellucci, in un suo studio sul Codice Oratoriano di Biagio da Morcone (2). Riassumo, quindi, gli argomenti fondamentali sostenuti dall'illustre Padre Filippino.

Nell'Università di Napoli l'insegnamento della Teologia era stato ufficialmente stabilito dagli Editti Fredericiani del 1224. Dopo le scomuniche del 1239 e del 1245 di Federico II, si ebbe, logicamente, una

(1) Monti, Op. cit. p. 75.
(2) P. A. Bellucci d. O.

(Napoli, 1925, i. c. d. p.).

Il Codice Oratoriano di Biagio da Morcone

interruzione nel detto insegnamento - Carlo I d'Angiò nel luglio 1272 stabiliva la Teologia fra le materie dello Studio Generale Regio - (Reg. Ang. n. 17—1272, XV Indict). E proprio nel 1272 si ebbe il capitolo Domenicano di Firenze e la venuta a Napoli di S. Tommaso per insegnare Teologia.

Al Capitolo Domenicano di Firenze si indirizzarono le Università di Parigi e di Bologna perchè fosse data a loro la gloria di continuare ad annoverare S. Tommaso tra i loro professori. La richiesta di Carlo I doveva essere necessariamente della stessa natura: non si spiegherebbero, infatti, i ringraziamenti fatti al Re dall'Università di Napoli per aver egli ottenuto che S. Tommaso venisse ad insegnare a Napoli.

Il documento che a noi è giunto sull'insegnamento di S. Tommaso non è una nomina, nè il subsidium in expensis uno stipendio. Ma da ciò voler conchiudere che nomina non vi fu, e che il non essere indicato uno stipendio per l'insegnamento teologico di S. Tommaso vuol dire non potersi considerare quell' insegnamento come ufficiale, è voler conchiudere troppo.

Non essere il documento accennato un decreto di nomina non esclude che la nomina non vi sia stata. I nostri Registri Angioini, purtroppo, non sono completi. Molti documenti sono andati perduti.

per

Circa il « subsidium in expensis » concesso ai Domenicani l'insegnamento teologico di S. Tommaso possiamo fare queste osservazioni: S. Tommaso per il voto di povertà, non poteva ricevere stipendio. Anche a Parigi dove, senza alcun dubbio, insegnò ufficialmente Teologia nell'Università, Egli non riceveva stipendio (1).

L'aver, poi, il Capitolo di Firenze lasciata piena libertà a S. Tommaso circa la scelta del luogo e dei professori dello Studio Generale della Provincia Romana può essere derivato dall'imbarazzo in cui erano i domenicani di doversi decidere tra Parigi, Bologna e Napoli. L'apparente libertà di scelta rimessa all'Angelico tagliava netto la questione (2).

Il convento dove insegnò S. Tommaso era stato prima abitato dai padri Benedettini; nel 1231 era stato concesso ai Frati Predicatori dal

(1) P. Taurisano. La recente letteratura Tomistica in Scritti vari nel VI centenario della canonizzazione di S. T. d'A. (Milano 1924), p. 202.

(2) Rinvio gli studiosi per la più ampia trattazione dell'argomento allo studio citato del P. Bellucci.

l'Arcivescovo di Napoli, al quale il Papa Gregorio IX aveva scritto che benignamente li ricevesse e li impiegasse a predicare le Sante Dottrine. Il Convento, che, prima, si chiamava di S. Arcangelo ad Morfifu dai domenicani intitolato a S. Domenico (1). La Chiesa annessa al Convento è una delle più importanti di Napoli', sia artistica, sia per ricordi storici.

per bellezza Durante la sua permanenza a Napoli, S. Tommaso compose la terza parte della Somma e un Commentario sopra i 50 primi Salmi. Purtroppo si conosce pochissimo sull'insegnamento napoletano di S. Tommaso, che durò fino al gennaio del 1274, epoca in cui il Santo parti per recarsi al Concilio di Lione, e per istrada, a Fossanova, il 7 marzo trovò la morte. La notizia dolorosa gettò tutti nella più grande costernazione. Le Università di Parigi, di Bologna e di Napoli credettero aver perduto il loro più insigne Maestro. L'Università di Parigi, in particolar modo, diè prova della sua costernazione e del suo attaccamento a S. Tommaso con una lettera inviata al Capitolo Generale dei Domenicani tenuto nel 1274 a Lione, nella quale lettera, dopo aver espresso tutto il suo dolore per la morte del Grande Maestro, e per non aver potuto godere delle sue ultime lezioni, chiede che le sue ultime spoglie le siano date in custodia.

L'Università di Napoli ebbe anche la sua parte nella canonizzazione di S. Tommaso. Allorchè nel 13 settembre 1318 il Papa Giovanni XXII istituì i commissari apostolici per aprire il processo, Egli, nelle lettere che di ciò trattano, diede notizia delle suppliche a lui giunte perchè si iniziasse il processo di canonizzazione: tra le altre, nominò la supplica dell'Università di Napoli (2).

Quindici anni dopo l'elevazione all'onore degli altari (18 luglio 1323), il Re Roberto d'Angiò stabilì festivo, per l'Università di Napoli, l'anniversario della traslazione delle di lui reliquie (19 gennaio). Il documento porta la data del 16 dicembre 1338.

Nel 1734 il Cappellano Maggiore Mons. Celestino Galiani, formando il calendario universitario, aggiunse a questa prima festività dedicata al Patrono dell'Ateneo anche il 7 marzo (giorno della morte di S. Tommaso d'Aquino). Il documento originale è nel fascio 1017 delle

(1) v. Chioccarelli: De Archiep. Neap., fol. 155.

(2) P. Mandonnet, op. cit., p. 23.

carte Farnesiane dell'Archivio di Stato di Napoli; una copia fotografica è conservata nell'Università.

Nel 1850, Ferdinando II di Borbone, modificando la medaglia istituita da Gioacchino Murat il gennaio 1812 come distintivo dei professori universitari, vi fece coniare, sul recto l'effigie di S. Tommaso, con la dicitura: D. Thomas Aquin. R. Stud. Univ. Prof. et Patronus (1). In occasione delle feste giubilari pel settimo centenario dell' Università, tale decorazione è stata rinnovata ed il primo, magnifico esem plare, in oro e smalto, è stato offerto dal Magnifico Rettore Prof. Ferruccio Zambonini a S. M. il Re Vittorio Emanuele III, insieme colla pergamena che lo proclamava Dottore in Lettere « honoris causa » dell'Ateneo della città natale, come omaggio per le sue dotte opere storiche.

MARIA LETIZIA RICCIO Dott. in Giurisprudenza ed in Lettere

La conoscenza per lume di gloria
nella visione paradisiaca di Dante
e nella dottrina di S. Tommaso d'Aquino.

(Sunto)

L'O. sostiene che, data la conformità dottrinale di Dante con S. Tommaso, la conoscenza per lume di gloria non è suscettiva di aumento e che quindi occorre ritenere che il divino Poeta, supponga, negli ultimi canti del Paradiso, di aver ricevuto il lume, più volte, ad intervalli.

LUDOVICO DE SIMONE
R. Università di Napoli

(1) Cfr. il volume edito dalla R. Università di Napoli nel centenario della morte di Domenico Cotugno (1822-1922) cap.: «Il protettore dell'Università di Napoli » p. 77-78. A p. 67 è riportato il decreto di Gioacchino Murat, che specifica anche il colore dei nastri della medaglia universitaria per ciascuna Facoltà ed il modo di fregiarsene.

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