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speranza; ogni dualità quasi per incanto è rotta anche nella vita sociale: almeno moralmente in principio.

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La dualità storica e morale tra gentili e giudei, tra liberi e schiavi, tra uomo e donna, viene voi lo sapete cancellata. << Imperocchè, scriveva Paolo ai Corinti, in un solo Spirito siamo stati battezzati tutti noi, per essere un solo corpo o giudei o gentili, o liberi o servi, e tutti siamo stati abbeverati in un solo Spirito »; «< in cui non vi è nè uomo nè donna ». E l'umanità ove si lasciasse penetrare da esso, diverrebbe così un solo spirito e un solo corpo» per come si sini, tanto da poter dire ai suoi convertiti di Galazia: tutti un solo in Cristo Gesù ».

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espresse agli Efe

dunque voi siete

come ben si sa

Ma non basta. La conoscenza stessa, che è rapporto dualistico tra soggetto ed oggetto, si risolve per Paolo in un ripiegamento dello spirito su se stesso, sulla sua esperienza interiore, penetrata da quel contenuto trascendente di universalità che è lo Spirito di Dio. Metodo questo anzi per Paolo infallibile ed assoluto, perchè lo Spirito investiga tutte le cose, anche le profondità di Dio, ed esso non è sottoposto a giudizio da alcuno ».

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Dunque anche il pensiero Paolinico, con intuizione sublime, frutto di esperienza divina, si era diretto verso quella meta, che solo erroneamente la moderna critica della conoscenza crede, attraverso l'idealismo, di aver raggiunto. Sì, anche per Paolo, nello stato di Grazia, la conoscenza non è più faticoso apprendimento di una realtà esteriore, ma è ripensamento che lo spirito da l'intimo fa di se stesso; ma con questo radicale divario, che laddove per i moderni idealisti lo stato, per così dire, di grazia assoluta, sarebbe una effettiva realtà, per Paolo di esso noi abbiamo solo delle « primizie », delle << arre di gloria » che dobbiamo fecondare, ampliare, verso un infinito, che dà scopo alla storia, e drammaticità all'anima. E in questo senso noi possiamo ben ammetterlo, senza cadere nell'assurdo idealistico.

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Ma noi abbiamo visto che vi è ancora un'ultima dualità e la più formidabile tra lo spirito assurto di già in Cristo alle arre della gloria e la materia del mondo. Ma se già nelle moderne teorie evolutive ricordi il Bergson - è adombrato il concetto che la natura sia tutta pervasa da una tensione verso superiori forme di essere; se persino nella chimica modernissima l'infinitesimale vita dell'atomo si è rivelata un ar

monico nodo che serra, in virtù di un'intermedia arcana potenza, due opposte energie, sicchè le più complesse forme non sono, che sintesi armoniose, di infinite varietà di questi armonici modi primordiali; potremo noi dispregiare la visione che Paolo ebbe di una natura, travagliata anch'essa da un conato, da una tensione, da un sospiro verso una realtà superiore? e questa tensione essere anch'essa prodotto di quel potere risolutore di ogni antitesi, creatore d'ogni vincolo d'amore che elevi: lo Spirito?

La pagina in cui Paolo ne parla, è forse la più bella fra quante la poesia della natura e la vita delle cose abbiano ispirato: << tutto il creato sospira ed è nelle doglie del parto sino ad ora. Poichè è stato assoggettato il creato alla vanità non per suo volere, ma di Colui che lo ha assoggettato con la speranza che anche il mondo creato sarà liberato dalla servitù della corruzione e assunto alla libertà della gloria dei figliuoli di Dio. E non esso solo geme ma ancora noi, che abbiamo le primizie dello Spirito, gemiamo dentro di noi, aspettando la adozione, la redenzione del nostro corpo ».

Questo accoppiamento in Paolo dei sospiri della natura, coi nostri sospiri, e il parallelo tra la redenzione del nostro corpo e la redenzione del creato materiale è di una immensa significazione. A noi è noto che per Paolo qui si tratta del nostro corpo, ora di carne, della resurrezione << in forma spirituale » ; e non vi ha dubbio, che questi gemiti che in altro luogo in noi sono attribuiti all'azione dello Spirito, non sgorghino nella natura anche per l'azione cosmica dello Spirito. Per cui anche solo da questi brevi cenni appar chiaro che lo stadio finale in cui Dio sarà << tutto in ogni cosa » consiste per Paolo in una trasformazione spirituale anche della natura.

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Del resto è una affermazione di un nostro insigne filosofo teista, il Chiappelli, che il mondo materiale non sia se non il mondo spirituale veduto imperfettamente e come alla rovescia. Per cui, se a questo difetto, per così dire, soggettivo nostro di visione si aggiunge un corrispettivo difetto anche di struttura intrinseca in esso, questo senso cristiano e mistico di una spirituale ascensione della natura per opera del trascendente divino Spirito di amore, che scende e penetra in essa, ci potrà apparire la sintesi felice in cui le opposte tendenze della speculazione moderna si donano il bacio della raggiunta armonia.

Concludendo, di contro alla pagana Paolo direbbe irredenta -dualità irriducibile e insuperabile di materia e spirito: che non avendo pel pensiero pagano una unica origine è noto che la materia preesiste a Giove, della quale egli è semplice e solo modellatore e ordinatorenon può quindi avere neppure un punto terminale di fusione; di contro all'unità assoluta e di già attuale affermata dall' idealismo moderno, ma smentita da tutta la travagliosa esperienza intellettuale e morale; per una concezione genuinamente cristiana trattasi invece di un grandioso processo cosmico, risolutore della dualità metafisica, gnoseologica e morale nella assoluta unità divina-unità che però è sempre di vita d'amore— processo in via di svolgimento, sia entro di noi sia fuori di noi; sia contro di noi se ci opponessimo, sia con nostra gioia se vi coopereremo.

Ma il termine nostro-poichè gli orecchi son sordi in chi più dovrebbe avere intuito d'amore non è l'uniforme e sconsolato mare dello Spirito assoluto e incosciente degli idealisti, ma la apoteosi suprema della multicoscienza in un dinamismo d'amore, in cui noi, pur essendo sempre consapevolezza piena e acuta di noi stessi, saremo brama e possesso ardente di altro da noi: altro che è coscienza altrui d'amore, che si dona e conquide; altro, che è l'infinito inesauribile amore divino, di cui noi siamo infinitesimale oggetto di coscienza immediata, diretta. E in questa compenetrazione di vita e di essere, che mai annulla l'essere e la vita multipla ed unica, è l'apoteosi mistica e teistica dello spirito. E noi auspichiamo che una tale visione radiosa e dinamica della realtà, possa presto manifestarsi nel mondo della filosofia in tutto il suo razionale fulgore, certi che essa sarà scaturigine copiosa di bene pel pensiero e per la vita; e al tempo stesso accelerazione dell'appagamento dell'anelito nostro che è anche anelito della natura sintesi di eterno amore.

verso una vita:

FRANCESCO A. FERRARI

R. Università di Bologna

Spinozismus und Religion.

Der Uebergang vom Mittelalter in die neuere Zeit hat sich nicht einmalig gradlinig vollzogen. Zunächst hat die Entdeckung und Wiedergerburt der Antike im 15. Jahrhundert das moderne Bewusstsein vorbereitet. Hatte bis dahin die abendländische Menschheit die Welt und das Weltgeschehn in den Kategorien der Erbsünde und der Erlösung gesehn, so zeigte sich ihr mit einem Male in der Antike eine andere Welt, die von diesen Kategorien nichts wusste, und die das Problem des Lebens in restloser Harmonie gelöst zu haben schien. So boten sich mit einem Male die neuen Kategorien von Natur, Mensch und Gesellschaft, und das Bewusstsein einer Zeit mit zwei Richtpunkten wurde zwiespältig. In der verhängnisvollen Lehre von der doppelten Wahrheit, zu der die Entdeckungen und Erfindungen die Renaissance führten, Wahrheit des Glaubens und Wahrheit der Wissenschaft, fand diese Spaltung des Bewusstseins ihren Ausdruck.

Die Entwicklung, die von hier ihren Ausgang zu nehmen schien, und die beinahe selbst das Papsttum in die Renaissance der Antike einfügte, wurde jedoch unterbrochen durch die letzte grosse Erneuerung des Christentums, die von Spanien ihren Ausgang nahm. Das Christentum war ja in der Weise zur abendländischen Religion geworden, dass jedes der Völker, die Träger der abendländischen Geschichte waren, die orientalische Religion in eigenem tiefstgehenden Erleben recipierte, und dass dieses Erlebnis jeweils auch den anderen Völkern die neue Form ihrer Religiosität gab. So war im 13. Jahrhundert im franziscanischen Christentum die Religion von dem nun erst vollkommen amalgamierten italienischen Volke erlebt worden, so wurde jetzt im 16. Jahrhundert das Christentum vom spanischen Volke nach dem Abschluss der Maurenkämpfe neu erlebt. Diese religiöse Bewegung, eine der mächtigsten schöpferischen Bewegungen der neueren Geistesgeschichte, bezeichnet man unzulänglich mit dem negativen Namen der Gegenreformation. (Vielleicht sollte man, dem franciscanischen Christentum ent

sprechend,-denominatio fit a potiori-von einem ignatischen Christentum reden.)

Die Gegenreformation hat die Renaissance dadurch überwunden, dass sie die Renaissance dem erneuerten Christentum dienstbar machte. Sie tat es, indem sie den Humanismus lehr-und lernbar machte. Die Antike, die in der Renaissance inhaltlich gewirkt hatte, wirkt nunmehr formal, und der Geist, der diese Formen füllt, ist der Geist der Gegenreformation.

Damit lenkt die Entwicklung scheinbar zum Mittelalter zurück; denn auch das scholastische Mittelalter hatte christlichen Gehalt in antike Form gefasst, mochte jetzt auch der antike Bestandteil der Kultur von ganz anderem Umfang und ganz anderer Bedeutung sein. Tatsächlich hat denn auch die Gegenreformation den Thomismus erneuert. An dieser rückläufigen Bewegung (vom Stande der Renaissance aus gesehen) nahm auch das von der Reformation beherrschte Geistesleben des Nordens teil: auch hier kam der mittelalterliche Aristotelismus zu neuer Geltung, und Suarez blieb nicht nur der Philosoph des Katholizismus.

Wesentliche Ströme der Entwicklung wurden dadurch ins Unterirdische verdrängt, und will man die Geschichte des modernen Bewusstseins schreiben, so darf man sich nicht auf die Geschichte der officiellen Religiosität beschränken. Was sich in der Renaissance angebahnt hatte, die Lösung von den Kategorien der mittelalterlich-christlichen Welt, ging unter der Oberfläche weiter. Den ersten grundsätzlichen Versuch aber, neue Kategorien an die Stelle der alten zu setzen, hat Spinoza unternommen, zuerst indem er in seinem Theologisch-politischen Tractat den Offenbarungsglauben nicht in negativer Kritik bekämpfte, sondern durch den positiven Gedanken der Entwicklungsgeschichte überwand, sodann indem er in seiner Ethik dem Lebensgefühl einer neuen Zeit Ausdruck verlieh. Was ihn dazu befähigte, ergibt sich, sobald es möglich ist, den intelligiblen Ort des Spinozismus in der Geistesgeschichte der neueren Zeit zu bestimmen.

Wer den Spinozismus in seiner weltgeschichtlichen Stellung verstehen will, darf sich nicht darauf beschränken, ihn in bestimmte Entwicklungszusammenhänge der neueren Philosophie einzuordnen. So betrachtet würde er als eine Weiterbildung der cartesianischen Philosophie erscheinen, auf die auch andere zeitgenössische Systeme wie das des Hobbes oder des Geulinx Einfluss gewonnen haben, und in dem Re

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