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Le adesioni dei Delegati stranieri.

Il prof. Brunschvicg, della Sorbonne, delegato ufficiale del Governo Francese, portò al Congresso il saluto della Società Francese di Filosofia, felice di rispondere all' appello del Comitato del Congresso Internazionale di Filosofia; comunicò l'adesione di parecchi eminenti filosofi francesi, come Bergson e Blondel, che non avevano potuto intervenire personalmente o perchè assorbiti da impegni improrogabili o per ragioni di salute; infine elevò un inno alla gloriosa tradizione partenopea e concluse che questo Congresso era indice sicuro della fecondità spirituale d'Italia. Prese poi la parola il Prof. Arturo Liebert di Berlino, Presidente della Società Kantiana, il quale anche a nome del prof. Driesch espresse alla Presidenza del Congresso il ringraziamento della grande Associazione filosofica tedesca per il gentile invito di mandare uno dei suoi rappresentanti a commemorare in questo Congresso il secondo Centenario della nascita dell'insigne filosofo di Conisberga. Celebrò la gloriosa tradizione filosofica napoletana ed espresse l' augurio che questo congresso dedicato alla filosofia potesse veramente servire al progresso della cul

tura umana.

Il prof. Eduardo Schaub della Northwestern University di Chicago portò al Congresso il saluto della Società Filosofica Americana parlò dell' opera redentrice della Scienza e invitò i Congressisti a prepararsi per una nuova assemblea internazionale di Filosofia che si spera potrà aver luogo in America fra due anni.

Seguì il Dott. Thomas Greenwood della Aristotelian Society di Londra il quale, salutando il Congresso in nome della Delegazione Inglese, paragonò Napoli a un golfo dove il mare ha portato filosofi da tutte le parti del mondo.

Parlarono ancora il prof. Claparède, dell'Università di Ginevra per la Società Filosofica Svizzera, il prof. Kozlowski per l'Università polacca di Poznan, il prof. Wurzmann dell' Università di Francoforte sul Meno per la Società Schopenhaueriana, il prof. Dasgupta, dell'Univer. sità di Calcutta per la Società Filosofica Indiana, il dott. Vidal di Buenos Aires per la Società Scientifica Argentina, la signora Maria Munk per la Federazione delle donne tedesche.

Il dott, Karl Gebhardt, di Francoforte sul Meno, Vice-Presidente

della Societas Spinozana, a nome della Accademia delle Scienze di Heidelberg (il cui nome è unito a quello di Spinoza per l'offerta della cattedra di Filosofia fatta al grande filosofo) presentò una nuova edizione critica delle opere di Spinoza, affermando che Spinoza fu il primo Europeo nutrito di pensieri di tutte le Nazioni del suo tempo, e che deve essere anche oggi, per la sua forza viva e sintetica, un elemento d'unione nel mondo. Il dott. Gebhardt mostrò che la principale idea dello spinozismo, cioè la dottrina dell'amore intellettuale di Dio fu pensata a Napoli da Leone Ebreo; e ne trasse l'occasione per presentare al Congresso anche la sua nuova edizione per facsimile dei « Dialoghi d'amore » di Leone Ebreo. Il dott. Gebhardt chiuse il suo discorso esclamando: « Quando leggiamo i Dialoghi d'Amore, quando leggiamo l'Etica di Spinoza e vi troviamo la dottrina del sommo bene, dell'intelletto agente, della virtù eroica e dell'amore intellettuale di Dio, noi esclamiamo veramente: «< haec est Italia deis sacra >> »>!

La signora Maria Groener, rappresentante della Nuova Società Schopenhaueriana, recò al Congresso il saluto di quel giovine sodalizio filosofico tedesco.

Il prof. Ioseph Vaïtkevicius, a nome dell'Università di Kaunas, in Lituania, dimostrò la necessità che le leggi civili di tutti gli Stati siano sempre più profondamente ispirate alle idealità filosofiche, perchè solamente così potrà essere realizzata la giustizia e scongiurati gli orrori della

guerra.

Chiuse la serie dei saluti augurali il dottore di razza camitica Abdullah E. Z. de Hosey Ryan, che parlò a nome della Howard University di Washington e portò l'adesione dei Negri d'America, lieti di vedersi ammessi per la prima volta ad un Congresso internazionale, con parità di trattamento rispetto a tutte le razze del mondo.

Il discorso del Presidente della Giunta esecutiva.

In ultimo sorse a parlare il prof. Antonio Aliotta, dell'Università di Napoli, Presidente della Giunta esecutiva del Congresso.

lo sono superbo (egli disse) di dare il saluto a Voi, araldi del pensiero mondiale, che siete qui convenuti in questa terra felice, dove Tommaso d'Aquino eresse la più perfetta sintesi del pensiero dell'età di mezzo, come una gigantesca cattedrale, poggiante sulle solide basi

dell'intelletto, ma slanciata con la sua cupola verso il cielo della fede; in questa Italia meridionale che vide con Bernardino Telesio spuntare i primi albori dell'italica rinascenza e con gli occhi di Giordano Bruno allargarsi l'umano orizzonte all'infinito dei mondi; che con Tommaso Campanella, prima di Cartesio, ritrovò nella coscienza indubitabile che abbiamo dell'essere nostro il centro irradiatore di ogni certezza; in questa Università, dove il genio di G. B. Vico contemplò correre e ricorrere la storia ideale eterna dello spirito umano creatore del mondo delle nazioni, e dal Genovesi al Galluppi rifulse gloriosa la tradizione della filosofia dell'esperienza.

Ma io sono sopratutto orgoglioso che da noi, da Napoli e dall'Italia nostra, sia partita di nuovo, dopo lunghi anni dolorosi, l'invocazione fraterna ai pensatori di tutte le Nazioni, perchè riannodino cordiali rapporti di spirituale colleganza, sollevando gl'inevitabili conflitti dalle bassure dei meschini interessi verso l'urto fecondo delle idee.

Qualche scettico ci ha rimproverato questa discordia di opinioni, affermando che la realtà rimarrà sempre fuori del nostro pensiero; ma noi rispondiamo che l'urto delle idee è l'espressione del profondo dissidio che è nel cuore stesso delle cose. La realtà non è un sistema compiuto ab aeterno nella sua perfezione fuori di noi, ma vive e si agita nel nostro spirito, cerca attraverso il nostro pensiero di giungere a un superiore accordo delle sue incomposte energie. Non è idillio d'una calma riposante, ma tormento d'un dramma che è la vita della storia.

Nelle nostre discussioni noi sentiremo quest' angoscia della realtà profonda che mai non si acqueta; sentiremo le operanti forze dell' universo urtarsi per ricomporsi in una più alta armonia. Le nostre parole non saranno pallide ombre di astratti e vuoti concetti, ma espressioni di una vita che soffre, lotta e si redime nei secoli.

Per acclamazione vennero confermati alla Presidenza i professori Antonio Aliotta, Guido Della Valle, Guido De Ruggiero, Generoso Gallucci, Antonio Renda, componenti la Giunta esecutiva, aggiungendovi i delegati delle varie Università straniere e italiane.

La commemorazione di S. Tommaso d'Aquino.

Terminata la solenne cerimonia inaugurale, tutti i Congressisti si recarono alla storica Basilica di S. Domenico Maggiore, per la com

memorazione del 650 anniversario della morte e del presunto 700 anniversario della nascita di S. Tommaso d' Aquino, primo docente di filosofia nell' Università di Napoli. Il fatto, accertato storicamente, e menzionato anche da apposita lapide, che le celebrate lezioni del Dottore Angelico furono tenute in una aula a pianterreno dell'attiguo chiostro, tuttora esistente, benchè troppo trasformata, avevano indotto, fin da principio, il Comitato ordinatore a intavolare trattative colle varie Autorità ecclesiastiche affinchè la cerimonia commemorativa divisata dal V Congresso internazionale di Filosofia, potesse svolgersi nella storica chiesa anzichè nell'aula magna del troppo recente palazzo universitario. È da ascrivere ad alta benemerenza del Padre Pio Ciuti, Vicario Provinciale dell' Ordine Domenicano, di avere fin da principio, compreso ed apprezzato, nel suo giusto valore, questa iniziativa, ardita per un Congresso puramente scientifico e per l'atteggiamento spirituale di vasti strati delle classi colte italiane. Forte dell' approvazione delle supreme gerarchie cattoliche, il dotto Prelato seppe superare molte difficoltà d'ogni genere ed organizzare, nei suoi dettagli, la cerimonia, riuscita solenne, malgrado le diffidenze iniziali, vivissime da ambedue le parti.

Per la prima volta, forse, si videro affluire ad una chiesa cattolica i liberi pensatori, i protestanti, gli ebrei, i buddisti.

Il magnifico tempio vetusto rigurgitava di rappresentanti di tutti gli Istituti superiori, di tutte le Accademie e di tutti i Governi, affluiti a Napoli per le feste giubilari dell'Università, di tesserati di tutti i Congressi, Docenti di ogni disciplina e d'ogni nazione, professionisti, prelati, monaci, sacerdoti, magistrati, signore, studenti e studentesse e di appartenenti alle maggiori organizzazioni culturali e religiose. Disimpegnavano gli onori di casa, ricevendo con distinta cortesia gli intervenuti, i soci del Circolo Universitario cattolico S. Tommaso d'Aquino e dell'analoga società fra le studentesse, aderenti alla F. U. C. I., a capo di cui era la signorina Prof. Maria Letizia Riccio, Dott. in Giurisprudenza, che all'organizzazione del V Congresso internazionale di Filosofia e del Settimo Centenario dell'Università di Napoli diede opera assidua, intelligente e fattiva.

La severa cattedrale era parata a festa come nelle maggiori ricorrenze. Sull'altare maggiore riluceva il simulacro argenteo del Santo da celebrare, in alto splendeva una leggenda luminosa, formata da qualche centinaio di lampadine elettriche, riproducente la frase che si afferma udita

in estasi dall'Aquinate mentre pregava dinanzi al quadro bizantino del Crocifisso tuttora venerato nell'attigua Cappella: << Bene scripsisti de me Thoma ». Lungo le gotiche navate e alla volta di ognuna delle cappelle laterali pendevano gli stupendi arazzi che le pie dame napoletane ricamarono verso la fine del secolo XVI, come << ex voto » per essere la città scampata dalla peste, che raffigurano gli episodi più salienti della vita dell'Aquinate e sono dei veri capolavori per abilità di ricamo e felice gradazione di colori. Il pulpito era adorno di grandi drappi purpurei e dei labari di parecchi sodalizi culturali e religiosi aderenti.

Nel recinto riservato presero parte le Autorità civili, militari ed ecclesiastiche. Fra queste erano da notare S. E. il Vescovo Crama di Lecce, S. E. il Vescovo Mario Sturzo di Piazza Armerina, S. E. il Vescovo d'Alessio, S. E. il Vescovo Carcaterra, Custode di Terrasanta, Mons. Meo, Delegato arcivescovile, P. Caterini, Ispettore Generale dell' Ordine Domenicano, P. Miccinelli, Rettore della Pontificia Università Gregoriana di Roma, P. Carignani, Mons. Autore ed il sullodato P. Pio Ciuti.

L'oratore ufficiale prescelto dal Comitato Ordinatore del V Congresso internazionale di Filosofia (come si è detto dianzi) era l'illustre Padre francescano, Prof. Dott. Agostino Gemelli, Libero Docente di Psicologia nella Regia Università di Torino, Magnifico Rettore della Università Cattolica di Milano, direttore della autorevole Rivista di filosofia neo-scolastica. Come è noto, tanto l'Università quanto la Rivista sopra menzionate sono state fondate dal benemerito dott. Gemelli e sono ispirate alla valorizzazione del pensiero tomistico.

A parte tale eccezionale competenza scientifica, l'accettazione dell'eminente Tomista francescano di celebrare il glorioso pensatore domenicano proprio nella basilica di S. Domenico Maggiore aveva un significato nobilissimo, che rievocava la luminosa concezione del quarto Cielo del Paradiso dantesco (Canti XI-XIV), in cui spetta appunto al domenicano S. Tommaso d'Aquino l'elogio di S. Francesco ed al francescano S. Bonaventura il panegirico di S. Domenico.

L'illustre Oratore, accolto entusiasticamente dagli applausi dell' eletto imponente uditorio, ascese prontamente il pergamo e lesse, con voce diffondentesi con efficace chiarezza attraverso le gremite navate, il poderoso discorso che è riportato integralmente in questi Atti del Congresso.

Nel pomeriggio, alle ore 15, tutti i Congressisti si riunirono nuo

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