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ticismo, sollevando il problema se cioè veramente il dogmatismo e il criticismo si escludono a vicenda. E contro questa opinione cercò di dimostrare che ambedue i tipi si condizionano reciprocamente. L'affermarsi, col pensiero moderno, del criticismo non vuol dire, perciò, condanna del dogmatismo. La grandezza di Kant non oscura quella di S. Tommaso d'Aquino. Il criticismo sbocca in una teoria dell'assoluto; il dogmatismo ha nelle sue pieghe occulte, un criticismo, sia pure incosciente. Senza criticismo, non v'è dogmatismo; senza dogmatismo non v'è criticismo. Ciò prova che i grandi sistemi metafisici godono di una eterna attualità peculiare e caratteristica. Essi crescono e vivono di propria vita, come i grandi organismi: la loro autorità consiste nella loro autonomia. E così anche Kant, non ostante tutti gli attacchi, tiene nelle sue forti mani la maestranza del pensiero e la sua filosofia domina la vita moderna dello spirito e la Scienza moderna.

L'attuale giubileo ci presenta chiaro allo sguardo l'incommensurabile influsso del Criticismo kantiano; si può dire che forse nessun filosofo è più di Kant rappresentativo della moderna vita dello spirito tutta permeata di Critica e di Libertà. Esposto il rapporto che passa fra dogmatismo e criticismo, mostrò la correlazione teorica, etica e metafisica della visione della vita. Nel contrasto tra l'essere e il dover essere, si ha nel campo etico, la più grande distinzione fra dogmatica e criticismo. Tutto il significato della nostra vita vien determinato dal riconoscere come legge dominante l'essere o il dover essere. Chi sente in sè o al di sopra di sè la legge dell' Essere si sente effettivamente nella già conquistata grazia dell'Assoluto. Il dualismo tra apparenza e idea è superato e la tanto bramata redenzione è trovata. Chi aderisce a questa intuizione della vita è pieno del sentimento della calma ed è convinto che senza perder di sè, riposa e si nasconde nell'Eterno. Oltre che dai grandi Dottori della Chiesa (alla loro cima S. Agostino e S. Tommaso) questo punto di vista è stato nella filosofia moderna rappresentato nel modo più eminente da Giorgio Hegel. Il sistema di questo pensatore è fondato interamente sulla concezione cristiana della redenzione. Il vero « philosophus christianissimus » è Hegel. La celebre dialettica hegeliana trova il suo termine nell'idea della conciliazione del finito con l'assoluto. Il Divino supera ogni cosa finita, l'eterno futuro diventa eterno presente; necessità e libertà, autorità ed autonomia si conciliano.

Ma a questo punto di vista, in sè stesso grandioso, manca tuttavia

la comprensione dei conflitti morali sotto la tragicità della vita. Noi possiamo solo allora comprender la vita umana quando riconosciamo che c'è un dualismo fra l'essere e il dover essere. Ciò ha fatto appunto il Criticismo di Kant. Questo grande filosofo ha sempre e ripetutamente accentuato il fatto che le esigenze morali non posson mai esser interamente realizzate nella vita pratica, che nessuna istituzione terrena esprime senza residui l'idea della libertà. E tuttavia la libertà ha bisogno delle istituzioni terrene, che sopratutto come Stato e come Chiesa servono all'idea della libertà. In tal modo l'idea della libertà diventa autorità.

La correlazione fra Dogmatismo e Criticismo riceve la sua più grande espressione nella diversità di due tipi di Religione. Per il tipo dogmatico (di cui è espressione tipica S. Tommaso) Dio è l'Essere reale che si comunica agli uomini nella Rivelazione, nell'Evangelo, nei Sacramenti e nell' intercessione dei Santi. Secondo questo tipo, Dio costituisce per l'uomo un possesso raggiungibile; Dio è una sostanza con cui l'uomo è in comunicazione; l'attività di Dio è per l'uomo una presenza reale, mediante cui l'anima raggiunge la pienezza dell'essere, conquista l'assoluto e supera il contrasto fra temporale ed eterno, tra finito e infinito, fra necessità e libertà, perchè, per l'anima che possiede Dio, l'eternità è un presente reale. L'altro tipo di Religione non consiste nel possesso di Dio, ma nell'aspirazione a Lui. La filosofia della religione di Kant è una filosofia del « dover essere ». Dio non è un ente, non è una realtà assoluta, esistente per sè, ma è una meta, un postulato, una norma ideale. Nella sfera della Morale, tale norma coincide con l'idea di dovere. Ma, mentre, per l'uomo religioso, l'idea di dovere s'identifica con quella della unione con Dio, invece nella filosofia di Kant, si ha una ricerca incessante, piena di inquietudini, una continua aspirazione a Dio. La religione di Kant è una religione etica del Dover Essere e della libertà interiore. Il Prof. Liebert ha chiamato questa seconda forma di Religione: religione faustica. Se il primo tipo conduce alla pace e alla certezza del Bene, la religione faustica e critica ha il carattere della lotta eroica e del Tragico.

In due potenti tipi si svolge, dunque, perennemente la filosofia. Essa è una unità che si fonda sull'antinomia originaria fra Dogmatismo e Criticismo. Questo contrasto è necessario alla filosofia affinchè il suo lavoro possa essere ricco e fecondo. Questa conoscenza (concluse Liebert) ci ammonisce che il persistere dei contrasti fra gli uomini non può impedire

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Porta laterale della chiesa di S. Domenico Maggiore (dove ebbe luogo la solenne commemorazione) e finestra dell'aula, a pianterreno dell' ex - convento domenicano, poi sede dell'Università, dove si ritiene che S. Tommaso abbia insegnato.

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Maine De Biran (1766-1824)

dal quadro conservato nel salone della sua casa avita di Gralloup

presso Bergerac.

Immanuel Kant (1724-1804)

dalla miniatura di Gottlieb Döppler.

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